Proteggersi dal sole nel trail: lo studio che vuole cambiare le nostre abitudini
Quest’anno, durante la settimana dell’UTMB® a Chamonix, si è svolto un importante studio scientifico dedicato alla fotoprotezione nel trail running. Condotto da un team internazionale di ricercatori francesi e statunitensi dell’Università del Michigan e da dermatologi francesi, questo progetto mette direttamente in discussione le nostre abitudini di fronte ai raggi UV. Il team ha scelto di andare oltre la semplice raccolta dati lanciando SunBeast, un programma educativo destinato agli atleti. L’obiettivo: diffondere consigli pratici basati sulla scienza e offrire strumenti concreti per rafforzare la protezione solare senza compromettere la performance. Sostenuto da Raidlight, pone la salute delle trailer e dei trailer al centro della pratica.
Incontro con la dermatologa e trail runner Stéphanie Leclerc-Mercier, ideatrice dell’iniziativa.
« le trailer e i trailer non si proteggono abbastanza dal sole »
Una trail runner-dermatologa in prima linea
Da diversi anni, Stéphanie osserva che «le trailer e i trailer non si proteggono abbastanza dal sole». È questa constatazione che l’ha spinta ad avviare un progetto di ricerca in collaborazione con vari ricercatori francesi e americani. «Siamo felici di essere qui a Chamonix; lavoriamo da mesi all’organizzazione di questo studio che ha l’obiettivo di capire se le persone che fanno trail si proteggono a sufficienza e cosa si potrebbe fare affinché proteggersi dal sole diventi semplice come prendere una flask, un gel o una barretta.»
Il dilemma UV vs. termoregolazione
Il tema dei tessuti è centrale, ma trovare il giusto equilibrio è davvero complesso. Alcuni materiali proteggono meglio dai raggi UV… ma con il rischio di surriscaldamento. «In teoria, più il tessuto è spesso e fitto, migliore sarà la protezione», conferma la dott.ssa Leclerc-Mercier.
Ma questa scelta ha limiti evidenti per chi corre in pieno sforzo. Un tessuto troppo pesante o poco tecnico diventa rapidamente scomodo: «se è spesso e non tecnico, avremo molto caldo e non potremo indossarlo», spiega. Un altro dettaglio da considerare: «i tessuti chiari proteggono meno di quelli scuri».
Spetta quindi ai brand proporre soluzioni adeguate. Per la specialista, la sfida è chiara: «Ecco perché è importante che i marchi sportivi realizzino prodotti di fotoprotezione con tessuti anti-UV, leggeri e tecnici».
« anche sulla pelle nera bisogna mettere la crema solare »
UV, un pericolo invisibile per la pelle… e per gli occhi
Se la pelle è il primo bersaglio, neppure gli occhi sono risparmiati: «I raggi UV colpiscono la pelle ma incidono enormemente anche sugli occhi», sottolinea Stéphanie Leclerc-Mercier. La scelta degli occhiali diventa quindi ben più di un accessorio di moda: «in montagna devono essere almeno di categoria 3 e, per alcuni, anche 4 (indice di protezione solare classificato da 0 a 4). Gli oculisti sono unanimi».
Un altro luogo comune da sfatare: l’abbronzatura non è una protezione sufficiente. La dermatologa ricorda che «con pelle nera, fototipo 6 (il più alto della classificazione), la protezione naturale contro gli UV è solo 16–18. Siamo ben lontani dal 50 che raccomandiamo». E per le pelli chiare, anche abbronzate, il livello resta insufficiente: «al massimo equivale a SPF 6, quindi la crema va comunque applicata». Siamo quindi lontani dalla raccomandazione di un SPF 50, che blocca circa il 98% dei raggi UV. Una protezione solare adeguata resta indispensabile per tutti i tipi di pelle.
« Già da 3 c’è rischio di tumore cutaneo… anche a Parigi in inverno »
Estate o inverno: la stessa battaglia
Molti runner associano ancora il rischio di esposizione solare al caldo. In realtà non è così. Stéphanie ricorda un punto essenziale: l’indice UV è l’unico indicatore affidabile, non la temperatura percepita. «Già da 3 (scala dell’indice UV da 1 a 11+) c’è rischio di tumore cutaneo», precisa. E ciò a prescindere dalla stagione: «a seconda del luogo del mondo, l’indice UV può essere ben superiore a 3, anche a Parigi in inverno».
In quota, il rischio rimane: «in montagna si può pensare che con il freddo il sole non sia forte e invece spesso lo è». L’unico modo per sapere se serve proteggersi è «guardare l’indice UV, presente in molte app meteo».
Il kit base del trail runner responsabile
Dunque, come correre proteggendosi davvero? Per la dermatologa, tre elementi sono assolutamente imprescindibili per correre al sole. «Per prima cosa proteggere la testa: cappello, cappellino e, naturalmente, occhiali da sole adeguati».
Poi viene la protezione del corpo: «bisogna coprirsi il più possibile con indumenti leggeri e tecnici», insiste la specialista. Infine, l’ultimo alleato indispensabile: «crema solare a largo spettro, SPF 50+, che copra anche gli UVA, su tutte le zone non coperte».
Intervista realizzata a Chamonix il 25/08/2025 da Clara Seraglini.
Grazie a Stéphanie Leclerc-Mercier per il tempo dedicato durante la settimana dell’UTMB®. In Raidlight restiamo impegnati a proporre equipaggiamenti tecnici che proteggano tutte le persone che praticano trail. La nostra collezione di capi certificati UPF offre una protezione affidabile contro gli UV, garantendo al contempo leggerezza e comfort sui sentieri.